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PIATTI TIPICI DI MONTE SAN BIAGIO
 
Categoria: Beni culturali immateriali » Prodotti e piatti tipici

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Monte San Biagio

Nel settore alimentare Monte San Biagio possiede alcuni prodotti tipici di qualità, da tutelare, valorizzare e diffondere. Infatti, l'alta qualità degli allevamenti fornisce ottime materie prime per la produzione di insaccati, ed il formaggio marzolina che viene prodotto con il latte delle capre bianche di Monte San Biagio, una bio diversità caratteristica di queste zone difficilmente riscontrabile in altri luoghi. Molte sono poi le produzioni agricole caratteristiche come la coltivazione del sedano bianco e dell'uva da vino; infatti in questa zona è rilevante la produzione del Moscato di Terrracina.

I prodotti tipici più importanti di Monte San Biagio sono:

Salsiccia al coriandolo:
La salsiccia è ricavata dall'impasto ben amalgamato della carne dell'intero suino che viene tagliata preferibilmente a mano con il coltello, il grasso contenuto nell'impasto non supera il 25% e vengono usati ingredienti naturali, quale sale, peperoncino piccante, pepe rosso dolce, vino moscato di Terracina D.o.c. e semi di coriandolo passati in forno per essere più croccanti e più facili da schiacciare. L'impasto così ottenuto dopo un riposo di almeno 12 ore in maniella di legno viene insaccato in budella naturali di suino con spago vegetale nella caratteristica forma a catena. Le salsicce così preparate vengono essiccate appese a delle canne, dal giorno seguente all' insaccamento si passa all' affumicamento con il fumo di legna di lentisco. Per la conservazione le salsicce vengono messe sott' olio extravergine di oliva in barattoli di vetro. La stagionatura deve essere fatta preferibilmente in ambienti naturali come le cantine tipiche o in capanne di stramma per almeno 25 giorni.
Il caratteristico uso del coriandolo risale all'epoca della dominazione saracena, questa spezia dall'aroma molto forte copriva il sapore della carne di maiale tanto da giustificarne il consumo vietato dalla religione islamica. Da molti documenti ritrovati nella biblioteca comunale di Monte San Biagio si desume che l'allevamento di maiali era molto diffuso grazie alla presenza della sughereta di S. Vito, un bosco di querce di circa 7.000 ettari intorno a Monte San Biagio. La sughereta da fonte di sussistenza per l' economia locale, diventa una preziosa testimonianza della vita contadina di un tempo. Ancora, nascosto tra la vegetazione, si trova qualche vecchio pagliaio, esempio di costruzione rurale fatta di una base circolare in pietra ed il tetto in arbusti.Nell' interno posto al centro, il camino era lo strumento di essiccazione delle carni, sia fonte di calore per chi nei pagliai ci doveva dormire. Ancora oggi chi lavora gli insaccati, spesso preferisce la stagionatura del vecchio pagliaio dove il clima poco umido, protetto dalla salsedine e l'aroma di un tempo donano sapore al prodotto.
Proprio per la sua importanza e soprattutto buon gusto, dal 18 febbraio al 20 febbraio da circa sette anni a questa parte, è stata organizzata la Sagra della Salsiccia di Monte San Biagio; durante questi giorni vengono cotti infiniti chili di salsicce con collegati stend di tutti i prodotti tipici del paese(salsicce secche, formaggi, dolci, …).

 

Formaggio Marzolina:
Il versante laziale che gravita dalla provincia di Frosinone ai Monti Aurunci e Ausoni, offre pascoli ricchi di erbe aromatiche, acque abbondanti, ambiente salubre e poco antropizzato: ecco perchè qui la tradizione del formaggio pecorino è ancora molto florida. Ma l'area si caratterizza anche per un'interessante produzione di caprini, però non pensando al formaggio in stile francese, perché nell'Italia centro-meridionale i caprini nascono con caglio e di solito sono destinati alla stagionatura. Così è per il Marzolino, il caprino tipico di questa zona. Un tempo si produceva solo nel primo periodo di lattazione, nel mese di "Marzo" - da cui il nome.
La Marzolina è un formaggio esclusivamente di capra, coagulato con caglio di capretto a basse temperature, le metodologie di produzione sono eterogenee, le differenze tra i diversi produttori cominciano dai trattamenti subiti dal latte, che può essere conservato a temperatura ambiente, refrigerato o semplicemente raffrescato con acqua oppure essere trasformato subito dopo la mungitura. In quest'ultimo caso può dare luogo a due cagliate, quella della sera e quella della mattina, che vengono miscelate o si può trattare di due lavorazioni completamente differenti. La cagliata viene rotta dopo circa 30 minuti e dopo la scolatura del siero e la pressatura il prodotto viene depositato nelle forme caratteristiche dette "fuscelle" tradizionalmente realizzate con vimini intrecciato, oggi sostituito con forme di stagno forato. Il formaggio Marzolina si può consumare fresco oppure stagionato, quello fresco presenta un sapore dolce mentre quello stagionato presenta un sapore molto più forte ed intenso. Si può consumare fresco, ma secondo tradizione deve stagionare qualche giorno su graticci di legno, quindi maturare qualche mese in barattoli di vetro. Alcuni lo stagionano a secco, altri colmano i barattoli con olio di oliva. E' di gusto molto vivo, appena piccante,i cui sentori sono mitigati dalla presenza dell'olio. Quasi scomparso, ma nel comune di Monte San Biagio è stato istituito un Presidio Slow Food, che impone ai produttori di alimentare le capre per tutto il periodo favorevole al pascolo.

 

Le Tagliatelle Monticellane:
E' la pasta fresca a caratterizzare la cucina Monticellana. Le tagliatelle risultano decisamente più grezze rispetto a quelle romagnole, con la peculiarità di trattenere molto i sapidi condimenti. Oltre alle dimensioni normali c'è una variante, detta "fini fini", che prevede tiratura e taglio della pasta entrambi sottilissimi.
Oltre alla pasta all'uovo, ancora oggi il primo piatto più tradizionale è determinato dalla pasta fresca lavorata solo con acqua, farina e sale. Questa pasta è tirata in modo abbastanza consistente e tagliata in maniera grossolana in forma di "foglia di olivo" o talvolta in forma di fettuccina. Denominati "maltagliati", "tagliolini", "sagne" o in altri modi ancora, vengono preparati con condimento di salse a base di funghi o carne di maiale, pomodoro e cotenna o anche senza pomodoro e con aggiunta di asparagi selvatici. Un tempo piatto povero, oggi diventa spesso alimento ricercato e chiamato in dialetto Monticellano " 'zippi".

 

Il Moscato di Terracina:
L'uva "Moscato" prodotta nella zona di Vallemarina, viene annoverata nel catasto vinicolo nazionale con il nome varietale di "Moscato di Terracina". Grappolo di media grandezza, piramidale, alato e spargono; la buccia degli acini in maturazione, è di colore bronzeo dorato, con una resa di succo pari al 75- 80 % circa.
Il suo tenore zuccherino produce questo vino che oscilla da 11 a 13 gradi alcolici.
A dicembre, vengono liberati i tralci più lunghi, per la potatura. La passonatura viene fatta con pali di castagno, si ricompone il filare con tre ordini di fili di ferro, e tra agosto e settembre avviene la maturazione dei grappoli. Finalmente è il tempo di vendemmia che si trasforma in una vera e propria festa corale di popolo.
Nel contesto di valorizzazione del prodotto tipico locale si inserisce la produzione dell'Azienda agricola Di Vezza Angiolina con la produzione di vini moscato e rossi che ben si accordano con la salsiccia di Monte San Biagio e la marzolina.

 

Il Cefalo di "Lago":
Vive a frotte vicino alla costa. Si pesca con le lenze, con le nasse e con le reti quadre. Può arrivare a 50 o 60 centimetri di lunghezza, e a 6 kg di peso. Si pesca nel lago di Fondi e di Monte San Biagio. E' il più grande dei laghi costieri del Lazio e della provincia di Latina. Conosciuto nell'antichità col nome di Amyclanus Lacus dal nome dell'antica città che sorgeva nei pressi di Sperlonga. Con la sua forma a falce di luna, aperta verso il mare questo lago salmastro con i bordi frastagliatissimi ha una superficie di circa 4,5 Kmq e un perimetro di oltre 25 kmq, raggiungendo una profondità di circa 30 metri. Le sue acque sono molto pescose e ricche di cefali, tinche,anguille. Il cefalo, detto anche muggine, si cuoce arrosto o alla brace ma è buono anche lessato, la sua carne magra ha un buon sapore, sebbene sia considerata poco pregiata. Con le sue uova salate, pressate e stagionate si prepara la bottarga che si presenta come un salame di pasta consistente, marrone chiaro, ma friabile al taglio. Gustosa come antipasto e come condimento sugli spaghetti.

 

Gli "Abbuoti":
Gli "abbuoti" o "torcinelli" sono uno dei piatti più intensi della gastronomia Monticellana e, allo stesso tempo, una delle immagini più suggestive per la loro antica storia. Essi ci riconducono indietro nel tempo, lungo le vie d' erba dei "sentieri", fino a quella civiltà pastorale cui i pastori ispiravano la loro cultura, i loro modi di vivere e di produrre la trama di relazione che dai monti Ausoni si estendevano, attraverso gli Aurunci, gli Abruzzi.
Assumere la paternità degli abbuoti é errore storico, poiché se ne trova traccia già nei classici dell' antica Grecia. Pertanto ogni popolo dedito alla pastorizia e all'allevamento dell'ovino può rivendicarla. Nasce però nelle varie aree la differenza fra abbuoto e abbuoto, nel contenuto e nella preparazione. L'abbuoto è in parole povere il recupero della paratura, cioè interiora (polmoni cuore fegato e budella) dell' agnello. La loro preparazione non è un'operazione semplice se si pensa che il procurasi una paratura già presenta la prima difficoltà. Infatti nei macelli le parature spesso vanno buttate e gli agnelli giungono alla vendita eviscerati e puliti. Una volta procurate si incontra la seconda difficoltà nel lavare le budella. Poi scegliere le parti da avvolgere quindi tagliate il tutto in lunghe strisce e steccate con rametti di origano selvatico (in mancanza anche gli spiedini di legno). Salate e impepate e a piacere cospargete di peperoncino piccante. Poi legate stringendo il tutto col budellino fino a ottenere un piccolo salame. La brace riempirà l' ria di profumi antichi reimmergendovi in quei lontani anni in cui le macellerie della "Piazza" cucinavano alla brace gli abbuoti nei giorni di festività pasquali.